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Il “MacGuffin” e la pesca

di Salvatore Capodieci*

Il significato dell’esistenza e i concetti psicosociali agiscono in noi e su di noi. Li utilizziamo e li subiamo a prescindere  dal fatto che corrispondano a qualcosa di accertabile.

Il “mondo della vita” ovvero lo sfondo oscuro di ciò che si sottrae alla comprensione del concetto ma che, al tempo stesso, rappresenta la riserva inesauribile delle possibilità dell’esperienza, protegge se stesso da una problematizzazione che diventerebbe troppo radicale (Blumenberg, 1998).

Laura Boella, nella sua “Introduzione” al testo Concetti in storie di Hans Blumenberg, sostiene: «La storia e le storie, che riguardano i concetti oppure un’ignota esistenza individuale si costruiscono a partire dalla suspense che cresce ogni volta che qualcosa si dà a vedere, gode del privilegio del visibile e delle sue molteplici forme, senza avere nulla di accertabile come sostegno».

Fatta questa premessa, per arrivare al focus dell’articolo è necessario introdurre il concetto di MacGuffin.

Il termine è stato coniato dallo sceneggiatore Angus MacPhail, che aveva lavorato con Hitchcock; questo è quanto riporta il libro di Donald Spoto The Art of Alfred Hitchcok. Il termine è quindi una combinazione del nome di MacPhail e della parola inglese ‘guff’, che significa ‘sciocchezze’.

Nel cinema hollywoodiano questo concetto è stato esplicitato da Alfred Hitchcock. La prima volta avvenne in unaconferenza alla Columbia University nel 1939, successivamente in una intervista con il giovane collega François Truffaut nel1966, nella quale il regista svela finalmente il significato della misteriosa parola circolante nel mondo del cinema: “MacGuffin”. Per spiegare questo sistema che serve a creare suspense, Hitchcock inventa una conversazione in treno tra due uomini.

L’uno dice all’altro: “Che cos’è quel pacco che ha messo sul portabagagli?”. L’altro: “Ah quello, è un MacGuffin”. Allora il primo: “Che cos’è un MacGuffin?”. L’altro: “È un marchingegno che serve per prendere i leoni sulle montagne dell’Adinrondack[1]”. Il primo: “Ma non ci sono leoni su quelle montagne”. Quindi l’altro conclude:“Bene, allora non è un MacGuffin!” Come vedi, un MacGuffin non è niente.

L’esempio più classico di MacGuffin è rappresentato dalla busta con i 40.000 dollari in “Psyco”.Il film inizia con una ragazza che ruba dei soldi,scappa via e li nasconde in una busta da lettere che viene inquadrata ripetutamente e in modo insistente come se rappresentasse la centralità della storia. Successivamente, però, la trama prende una direzione completamente diversa e la busta esce di scena, per cui solo alla fine lo spettatore capisce che i soldi non erano altro che un espediente  narrativo per mettere in moto la vera storia.

Un altro esempio famoso è quello attorno al quale ruota il “mistero della valigetta” che si ritrova in Pulp Fiction e Ronin: alla fine dei film lo spettatore non sa che cosa contenga la valigetta (che rappresenta il MacGuffin), che è servita al registaper giustificare varie sequenze narrative.

La caratteristica del MacGuffin,che lo rende distinguibile dagli altri espedienti narrativi, è che non ha alcuna importanza la natura dell’oggetto, perché l’obiettivo è l’effetto che provoca sui personaggi. In alcuni film, come Pulp Fiction,Ronino Mission: Impossible III, lo spettatore non arriva a scoprire cosa sia o contenga realmente l’oggetto su cui si concentra la narrazione.

Nel film Notorius, era rappresentato dall’uranio trafugato dai nazisti, qualcosa che serviva alla narrazione come obiettivo, senza che l’uranio in sé fosse necessario.

Il termine “MacGuffin”si trova nell’Oxford Dictionary of Phrase and Fable: “An object or device in a film or a book which serves merely as a trigger for the plot” (trad. “Un oggetto o un dispositivo in un film o in un libro che serve semplicemente come innesco per la trama”).

Si passa adesso al secondo termine del titolo: la “pesca”, che come si cercherà di descrivere rappresenterà un’attuale MacGuffin.

Sono vari giorni che uno spot pubblicitario di una nota catena di supermercati, che ritrae alcune scene di vita quotidiana di una famiglia di genitori separati, continua a far discutere.

I personaggi del cortometraggio di due minuti sono una pesca e una bambina; quest’ultima mette in atto una sua personale strategia per far riavvicinare i genitori separati consistente nel fare acquistare alla mamma, che è con lei al supermercato,una pesca che poi regalerà al papà,spacciandola per un pensierino dell’inconsapevole ex-moglie.

Ne parlano tutti: ministri, politici dei vari schieramenti, movimenti di genitori, neuropsichiatri infantili e, ovviamente, i social che evidenziano sia il risalto dato al punto di vista dei bambini rispetto a una problematica come quella della separazione, si ache lo spot ripropone un modello di famiglia stereotipato.

Il regista, il francese RudiRosenberg,che ha messo in scena lo script insieme a Luca Pannese e Luca Lorenzini, direttori creativi e consoci dell’agenzia Small di New York,sostiene che più che uno spot si tratta di un film con un po’ di advertising. Pannese aggiunge che hanno voluto uscire dagli stereotipi e che «oggi ci sono tanti tipi diversi di famiglia, lo vediamo bene qui a New York, e in questo momento può essere interessante raccontare la storia di un certo tipo di famiglia che di solito non si racconta».

Daniela Polizzi, sul sito del Corriere[2], riporta che il tema ha generato 136 mila menzioni e 2,5 milioni di interazioni prevalentemente su Facebook (64%) e X, ex Twitter (20%), ma anche sui Forum (3,6%), in particolare quelli dedicati a genitori e famiglie.

Le conversazioni sul tema sono fortemente polarizzate e il sentiment è in prevalenza positivo (55%), ma si evidenzia la divisione tra chi apprezza il tentativo di rappresentare alcuni aspetti della famiglia moderna e chi, invece,sottolinea la banalizzazione dell’esperienza della separazione. Nei commenti ai post, gli utenti esprimono immedesimazione e commozione (73%), ma anche fastidio perl’ambiguità del messaggio (42%) e l’intromissione della politica (49%). 

La realtà della famiglia italiana è descritta dall’Istat che riporta come dati più recenti quelli del 2021.

In quell’anno ci sono stati 180.416 matrimoni, di cui 142.394 primi matrimoni;2.148 sono state le unioni tra partner dello stesso sesso, con un aumento del 39,6% rispetto al 2020. Le separazioni totali sono state 97.913 e i divorzi totali 83.192.

I dati ISTAT sui figli minori affidati nelle separazioni (i dati più recenti riguardano il 2018) indicano un numero totale di 79.186, di cui 74.146 minori affidati nelle separazioni concesse dal Tribunale e 5.040 nelle separazioni consensuali extragiudiziali.

Se si prende un bambino di 5 anni (l’età di Emma, la protagonista dello spot pubblicitario), i dati – sempre del 2018 – segnalano che in quell’anno su un totale di 1.265 bambini, 10 hanno avuto l’affido esclusivo al padre, 72 alla madre e 9 a terzi; gli affidi condivisi sono stati 1.174.

Terminata questa carrellata di dati si può arrivare finalmente al MacGuffin, cioè alla pesca.

La pesca è come l’arca dell’Alleanza nel film I predatori dell’Arca perduta (Steven Spielberg, 1981), ovvero l’oggetto del desiderio del film, al quale Indiana Jones dà la caccia prima che l’arca possa essere recuperata dai nazisti, convinti che l’artefatto possa rendere invincibile l’esercito di Hitler.

Per tutta la durata del film la ricerca dell’arca, con tutto ciò che comporta, concorre a creare un climax, una suspense e un’aspettativa tali che saranno poi completamente sgonfiate nel finale dove, in perfetto stile MacGuffin, l’arca anziché essere portata in un luogo segreto dove “uomini qualificati” possano studiarla,viene lasciata tra innumerevoli altre casse di un grande magazzino.

E così, al di là della genialità dei pubblicitari, la pesca è riuscita ad attirare su di sé per un bel po’ di tempo il dibattito sociale e politico e quando, nel proseguo del trailer,si vedranno le immagini sul rallentamento della crescita economica, l’inflazione, l’aumento dei prezzi al consumo, le incertezze internazionali, dovute a guerre e al crescente fenomeno migratorio, i problemi climatici e così via … ci si accorgerà che la pesca era un MacGuffin, ovvero come sosteneva Alfred Hitchcock “un niente”.

 

*Psichiatra, psicoanalista, docente universitario. Socio PRUA.

 

Note

[1]I monti Adirondack sono un massiccio cristallino che attraversa lo stato di New York.

 [2]https://www.corriere.it/cronache/23_settembre_29/esselunga-la-pesca-regista-spot-936f52d0-5e36-11ee-85c8-69bd0c18b956.shtml?refresh_ce

Bibliografia

Blumenberg, H. Begriffe in Geschichten, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 1998, pp. 13-14.

Boella, L. Introduzione. Come preservare il desiderio di pensare,in H. Blumenberg, Concetti in storie, Edizioni Medusa, Milano, 2004, pp. 16-17.