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Emozioni epistemiche e loro antidoti nelle fiabe della tradizione popolare

La Paura e la Curiosità

di Antonella Marascia (1) 

Prendo spunto dall’intervento di Consuelo Casula (2) al XXXIV Convegno nazionale dell’Associazione Italiana Formatori (AIF) dedicato all’UTOPIA (Modernizzare ed integrare) nella giornata del 24 novembre 2022, sul tema “Gli assiomi della formazione futura – Apprendimento”.

Da diversi anni ormai, anche attraverso le neuroscienze e gli studi sull’intelligenza emotiva, abbiamo la consapevolezza che si apprende attraverso le emozioni e che ci sono emozioni che più di altre stimolano l’apprendimento, definite perciò “epistemiche”.

L’aggettivo “epistemico” deriva da “episteme”  (insieme degli aspetti teorici della conoscenza), dal greco ἐπιστήμη, composto di epì- ovvero «su», e il verbo ἵστημι, histemi, che significa stare, essere presente: quindi, «che si tiene su da sé». (3)

Epistemico significa “relativo al sapere” e le emozioni epistemiche sono quelle che, in qualche modo, stimolano la conoscenza, costringendoci a cercare soluzioni per non farci sopraffare dalle stesse, per padroneggiarle, attraverso quelli che la Casula definisce i relativi “antidoti”.

Delle emozioni epistemiche ne indagheremo tre: la paura, l’ansia, l’illusione. Di ciascuna di esse impareremo a riconoscere i rispettivi antidoti: la curiosità, la fiducia, la speranza. Lo faremo attraverso alcune fiabe della tradizione popolare siciliana, approfittando anche del centenario della nascita di Italo Calvino e della sua raccolta di Fiabe Italiane 4 di cui, su 200, ben 44 sono siciliane poiché, a detta dello stesso scrittore: “Le due raccolte di fiabe più belle che l’Italia possieda ci vengono dalla Sicilia e dalla Toscana”. (4)

Cominciamo dalla Paura, una delle cinque potenti emozioni primarie, così definite in quanto presenti da sempre sia nel genere umano che nel regno animale. Paura, assieme a Gioia, Tristezza, Rabbia e Disgusto, svolge un ruolo molto importante nella crescita della persona e della comunità.

Se avete visto il film d’animazione Inside out (5), i cui protagonisti sono proprio le cinque emozioni primarie, comprenderete perfettamente di cosa stiamo parlando. Se non lo avete ancora visto potrebbe essere il momento giusto per farlo…

Come tutte le emozioni, la paura ha una funzione “adattiva”: essa, infatti, protegge l’individuo di fronte a un pericolo o a una minaccia (reale o immaginaria che sia) ed è preziosissima sin dai primi anni di vita; “assolve a fondamentali funzioni evolutive e senza tale meccanismo metteremmo continuamente a rischio la nostra incolumità.” (6) Non ha alcun senso, pertanto, eliminare la paura, ma è più utile imparare ad affrontarla in maniera efficace. L’antidoto della paura non è il coraggio, ma la curiosità, un’altra emozione epistemica particolarmente efficace.

Chi ha avuto la fortuna di crescere a pane e fiabe della tradizione popolare, sa bene che persino nel momento più pauroso e terrificante della storia, enfatizzato dalla voce di chi racconta che, in genere, interpreta personaggi ed emozioni, si resta inchiodati sul posto per vedere cosa succederà, e la curiosità diventa più forte della paura.

Come ci ricorda Luigi  Sanlorenzo nell’interessante articolo “Belfagor. Quando la televisione rubò il posto alle favole ” (7) le favole più belle sono quelle che più fanno paura. “Fin dalla preistoria i cavernicoli si riunivano davanti ad un fuoco precario per raccontare di belve feroci a cui erano riusciti a sfuggire o che erano stati capaci di affrontare utilizzando in entrambi i casi quell’unica risorsa che li distingueva da essi e che più tardi qualcuno avrebbe chiamato logos cioè calcolo, pensiero, ragione. Quel rito ancestrale fu per millenni l’unica forma di educazione per i più piccoli ed per i giovani che presto sarebbero stati ammessi alla comunità degli adulti,  dopo complessi riti di passaggio. L’elemento emozionale che teneva il filo della narrazione era sempre la paura che cresceva, episodio dopo episodio, sino a raggiungere il parossismo da cui, quasi sempre, il lieto fine avrebbe liberato con un sospiro di sollievo, preludio di una notte serena. Poiché da sempre l’uomo ha bisogno di guardare il buio per amare la luce mobilitando il meglio di sé.”

La curiosità, più che il coraggio, spinge anche i personaggi delle fiabe ad agire: è il caso di Palma, ad esempio, l’intraprendente protagonista dell’omonima fiaba siciliana tratta da “C’era ‘na vota e c’era” (8) .

Palma è la figlia minore di un ricco mercante che, dovutosi allontanare dal suo palazzo per affari, lascia le tre figlie da sole per quasi un anno, con la raccomandazione di non uscire di casa per nessuna ragione, visto che all’interno della masseria non manca niente. Quando il secchio cade nel pozzo posto al centro del cortile, le sorelle maggiori hanno troppa paura e si rifiutano di andare a prenderlo. Ma Palma, che oltre ad essere la più piccola è anche la più curiosa, si cala nel pozzo e, prima di toccare il fondo e recuperare il secchio, scopre una porticina che dà su un giardino segreto.

La stessa notte Palma scenderà di nuovo nel pozzo, entrerà dalla porticina in giardino, chiederà permesso al lampione che illumina il palazzo reale e andrà a coricarsi a lato del re…

Di questo racconto, come succede per tantissime fiabe, esiste più d’una versione: Laura Gonzenbach (9) , nelle sue Fiabe siciliane pubblicate a Lipsia in lingua tedesca nel 1870 (10) , ne riporta una dal titolo “Il conte e la sorella”, simile a quella raccolta successivamente dal Pitrè in Borgetto

“La soru di lu Conti” (11), che Italo Calvino, nella raccolta Fiabe italiane (12) intitola “La sorella del conte”, definendola nelle note a margine “la più bella storia d’amore italiana, nella più bella versione popolare, d’un dettato così delicato e struggente, che piacerebbe riportare tutto in dialetto, e una perfetta semplicità di movimenti (quella camicia levata e lasciata cadere)…”.

In un’altra fiaba dal titolo “La bona vicchiaia e la tinta picciuttaia” (13) anche questa ritrovata in diverse versioni nelle antiche raccolte della Gonzenbach e del Pitrè, la scena paurosa della vecchia che taglia il dito del neonato, sporca di sangue la bocca della madre e schizza di sangue i suoi vestiti, istigando la Regina ad accusare di cannibalismo la povera infelice, costringe chi ascolta a pretendere dal narratore che si vada avanti, per sapere come finirà: la paura si dissolve nella curiosità ed il lieto fine che caratterizza tutte le fiabe ne è il premio straordinario.

Succede anche per “San Gnacu di Valizia” (14) dove il misterioso dottore, per guarire il protagonista che si è ammalato di lebbra, ordina a suo compare di sacrificare il figlioletto tagliandogli la testa e usando il sangue innocente come unguento: pur di scoprire cosa succederà restiamo ad ascoltare fino in fondo, col cuore in gola, e anche in questo caso saremo riccamente ricompensati.

Scopriremo peraltro che il misterioso dottore altri non è che San Giacomo alla cui tomba in Galizia si dirigono pellegrini di tutto il mondo.

La curiosità, pertanto, non solo attenua la paura, ma diventa strumento di conoscenza e di sapienza, ci consente di andare avanti, di guardare dietro l’angolo. Essa stessa è un’emozione epistemica, poiché è una di quelle che entra maggiormente in gioco quando impariamo: la curiosità implica una violazione delle aspettative che abbiamo su un determinato evento per noi saliente.

“Da qui, deriva la necessità di ottenere maggiori informazioni su tale evento per approdare a una spiegazione plausibile.”(15)

Come ci insegna Bruno Bettelheim nel suo libro “Il Mondo Incantato” (16) , le fiabe della tradizione popolare vanno raccontate così come sono, senza alcuna edulcorazione, in quanto potenti strumenti di apprendimento. “Per imparare a destreggiarsi nella vita e superare quelle che per lui sono realtà sconcertanti, il bambino ha bisogno di conoscere se stesso e il complesso mondo in cui vive. Gli occorrono un’educazione morale e idee sul modo di dare ordine e coerenza alla dimensione interiore. Cosa può giovargli più di una fiaba, che ne cattura l’attenzione, lo diverte, suscita il suo interesse e stimola la sua immaginazione?”

E allora buona Paura ma soprattutto buona Curiosità!

 

Note

1 Già Segretario e direttore generale di diversi enti locali, esperta di processi di sviluppo locale, formatrice, scrittrice.

2 Consuelo C. Casula, psicologa e psicoterapeuta, esercita come libera professionista a Milano. Past President della European Society of Hypnosis (esh-hypnosis.eu)

3 https://it.wiktionary.org/wiki/epistemico

4 Italo Calvino, Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino. Uscite nel 1956 per Einaudi, le Fiabe vennero pubblicate nella collana I millenni.

5 Film di animazione del 2015 diretto da Pete Docter e Ronnie del Carmen, prodotto da Pixar Animation Studios, in co-produzione con Walt Disney pictures e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures.

6 psiche.santagostino.it

https://www.nuoviapprodi.it/belfagor-quando-la-televisione-rubo-il-posto-alle-favole/

8 Antonella Marascia, C’era ‘na vota e c’era, Multiverso editore, 2022

9 Laura Gonzenbach (Messina, 26 dicembre 1842 – Messina, 16 luglio 1878) è stata una scrittrice ed etnologa italiana di origini svizzere, raccoglitrice di racconti storici, fiabe e leggende dei contadini, lavoratori e classi medie della Sicilia.

10 Le Fiabe siciliane della Gonzenbach sono state pubblicate in italiano soltanto nel 1999, a cura di Vincenzo Consolo e  Luisa Rubini, da Donzelli editore

11 Giuseppe Pitrè, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, raccolte in quattro volumi, 1875, oggi ripubblicate da Donzelli editore, collana Nuova Biblioteca, 2013

12 Italo Calvino, Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino. Uscite nel 1956 per Einaudi, le Fiabe vennero pubblicate nella collana I millenni.

13 “La buona vecchiezza e la cattiva giovinezza”.

14 “San Giacomo di Galizia”. Nella sua raccolta la Gonzenbach ne riportata una versione molto simile, intitolata “La Storia di San Japicu alla Lizzia”.

15 https://transformativexperiences.wordpress.com/tag/emozioni-epistemiche/

16 Bruno Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, pubblicato da Feltrinelli nella collana Universale economica. Saggi, 2013