Portolano per rotte inedite verso lidi inesplorati – Fondato e diretto da Luigi Sanlorenzo

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Terzo polo: il destino obbligato dei gemelli diversi

Una nota locuzione latina attribuita a Papa Pio XI a proposito dei Patti Lateranensi del 1929 recita simul  stabunt (vel) simul cadent che significa “staranno insieme oppure insieme cadranno”. Dovrebbe diventare il motto del raggruppamento elettorale che vede marciare uniti Carlo Calenda e Matteo Renzi verso un comune progetto politico e da scolpire in epigrafe nella sede nazionale, purché presto ve ne sia una.

L’espressione ebbe un momento di popolarità quando fu pronunciata, in una versione corrotta “simul stabunt vel simul cadunt” da Claudio Martelli, in un discorso parlamentare del 1988. L’errore, corretto al volo dal colto Alessandro Natta (“Cadent, Martelli, cadent!”) ebbe uno strascico in una successiva interrogazione parlamentare ed entrò nel lessico politico come ammonimento a mantenere costanti gli accordi.

Insomma, un versione aggiornata del notissimo pacta sunt servanda  (i patti vanno mantenuti) pilastro del diritto civile dove, secondo alcuni studiosi, fra i quali Vincenzo Roppo: “Una volta concluso, il contratto getta un vincolo sopra le parti, le «impegna», nel senso che esse non possono più sottrarsi ai suoi effetti, i quali a questo punto si producono, piaccia o non piaccia alle parti” (“Il contratto” Giuffè, 2001, pp. 532-533).

Si potrà eccepire che “la politica è un’altra cosa” e che il suo percorso è costellato da tradimenti e voltafaccia, ma in questo caso il dilemma è degno di Amleto: “Essere (insieme) o non essere ?” che in linguaggio più prosaico vuol dire che se la scelta dei due leader dovesse rivelarsi un triste tentativo di sopravvivenza personale,  confluirebbe presto nel tritarifiuti del Gruppo Misto in attesa di improbabili “ritorno a Cold Mountain” la moderna odissea durante la Guerra di Secessione americana,  raccontata nel 2003 da Anthony Minghella con Jude Low e Nicole Kidman e che valse l’Oscar l’anno successivo a Renèe Zelweger quale migliore attrice non protagonista.

Dunque,  il cosiddetto “Terzo Polo” ha davanti a sè l’unica scelta possibile: “bruciare le navi” come fece  Alessandro prima della battaglia di Tiro nel 332 a.C in cui sconfisse i Persiani, padroni del mondo;  secoli dopo,  Hernan Cortés nel febbraio del 1519, con soli 508 uomini e 11 imbarcazioni, sbarcò sulle coste del Messico con l’intento di conquistarlo. Cortés era sicuro che i suoi uomini, vedendosela brutta, se la sarebbero data a gambe per ritornare a Cuba. In fondo erano lì solo per la loro sete di gloria e soprattutto per l’oro.

Fu a quel punto che Cortés decise di bruciare le navi così da impedire la fuga dei suoi uomini. Avevano due possibilità a quel punto: morire in terra straniera o combattere contro gli Aztechi e sopravvivere. A navi incenerite, non restava altro da fare a quegli uomini che restare e affrontare il Mondo Nuovo e dimenticare tutto ciò che fino a quel momento erano stati. Cambiarono la storia del il Messico.

Sapranno i due “gemelli diversi” contenere il proprio ego per inoltrarsi nel continente inesplorato di una risposta seriamente liberale e riformista ai bisogni del Paese, apprendendo molto dal fallimento storico di quel Partito Democratico che fu di Prodi e di Veltroni e che oggi non regge più le proprie contraddizioni?

Sulla carta essi ne avrebbero la possibilità per età ed acume, per esperienza governativa, per concretezza della proposta politica, per la sintonia con la presidenza di Sergio Mattarella che accompagnerà il Paese fino al 2029 salvo sorprese, per il saldo riferimento alla figura di Mario Draghi, probabile prossimo Presidente della Commissione  Europea nel 2024.

Basterà tutto ciò per costruire un’alternativa nei prossimi anni alla Destra data per probabile vincitrice delle prossime elezioni, pur se priva di una classe dirigente di livello, ma pronta ad implodere davanti alle sfide epocali della prossima legislatura alle prese con un Paese in recessione rispetto alle quali essa propone più passato che futuro?

In una  situazione di emergenza pari a quella originata dalla pandemia ma con effetti devastanti sul tessuto connettivo del Paese che richiederebbe piuttosto un Roosevelt, un Churchill o un De Gasperi per restituire l’unità e garantirne la credibilità in Europa come Draghi aveva iniziato a fare, il Terzo Polo potrebbe essere la vera novità di queste elezioni ma solo a condizione di uscire dalla tentazione di fare da “ago della bilancia” pur di governare ai margini  con questo o con quello  e di intraprendere, invece, un percorso autonomo e responsabile durante il quale costruire la propria identità ed una classe dirigente inedita nel Paese.

E il Partito Democratico ?

A meno di quindici anni dalla propria fondazione, sembra avere esaurito la propria spinta propulsiva per ricercare la quale oggi si rivolge alle ali estreme del proprio schieramento elettorale, agli ormai anziani nostalgici del PCI di Enrico Berlinguer e spera in una futura alleanza parlamentare con il Movimento di Giuseppe Conte, icona dell’inaffidabilità politica e dell’inconsistenza progettuale dimostrate mentre il Paese languiva in attesa della definitiva caduta dei due governi più drammatici della storia repubblicana.

Il 25 settembre sarà un 25 aprile al contrario? Libererà l’Italia dall’ambiguità per consentirle di guardare allo specchio la propria immagine di paese tendenzialmente di destra e di fare i conti con la contemporaneità che troppo a lungo ha finto di perseguire  evitando però accuratamente le scelte coraggiose di un vero cambiamento ?

Ne “Il ritratto di Dorian Gray” Oscar Wilde descrisse il dramma di un uomo che si alimentava di ogni ignominia e, mentre la propria immagine esteriore si adornava di meriti, sul dipinto accuratamente occultato che lo raffigurava compariva la lebbra della propria depravazione crescente. Un patto diabolico dal consueto effetto distruttivo, metafora dell’ipocrisia di una società formalmente ineccepibile ma corrotta al proprio interno.

Quando tale intima contraddizione finisce col devastarlo,  il protagonista non esita a pugnalare il ritratto sperando di salvarsi ma in realtà uccidendo se stesso. E’ “il tema  del doppio”  presente nella letteratura europea, da Oscar Wilde a Thomas Mann, da Luis Stevenson a Mary Shelley e anticipato dal Bardo nel Macbeth dove  si ha, fortissima, la sensazione che i dialoghi tra moglie e marito siano in realtà le percezioni e i monologhi interiori di una sola persona.

Quando e se l’Italia saprà riconoscersi nel colpevole errore di aver portato la Destra al governo del Paese avrà compiuto finalmente il primo passo per iniziare la propria catarsi e seppellire definitivamente il XX secolo. Se a quell’incrocio della Storia non dovesse presentarsi alcuno,  occorreranno decenni bui prima di uscire dal deserto. I gemelli diversi sapranno essere  a quell’appuntamento o, come Romolo e Remo,  si saranno frattanto dilaniati nell’ennesima lotta fratricida per il potere senza la quale pare che l’ Italia non riesca a rinascere?

In tal caso, potranno illudersi di aver prevalso l’uno sull’altro mentre lontano risuonerà la profezia: “Simul stabunt simul cadent!”