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Politica

Ucraina 2022. Le Termopili del terzo millennio.

Inquietanti analogie avvicinano il conflitto in corso in Ucraina con la Seconda guerra persiana e in particolare con l’episodio più famoso che vi ebbe luogo e fu tramandato ai posteri come Battaglia delle Termopili,  nel 480 a. C.  Le dinamiche tattiche e strategiche  dell’evento sono oggi tra i primi insegnamenti nelle accademie militari di tutto il mondo.

Non intendo annoiare il lettore con la genesi e le  caratteristiche di quel conflitto che potranno essere approfondite attraverso una quantità di fonti antiche ( Erodoto, Diodoro Siculo, Plutarco ed Eschilo)  per arrivare ai contemporanei Ernle Bradford, Thermopylae: The Battle for the West, Da Capo Press, 2004 e George Cawkwell, The Greco- Persian Wars, Oxford University Press, 2006, passando per la versione cinematografica offerta dal film “300” del 2007 con la regia di Zack Snyder,  tratto dalla graphic novel di Frank Miller e Lynn Varley.

Confiderò, pertanto, in antichi ricordi liceali – miei e dei lettori – per identificare alcune delle suddette analogie.

Personaggi e interpreti:

Serse I, re dei re, padrone del  più grande impero persiano, già umiliato dalla sconfitta inflitta al padre Dario a Maratona ad opera delle poleis greche dieci anni prima nel 490 a.C.e animato da viscerali sentimenti di rivalsa e di spietata vendetta.

Leonida I, il più noto dei due re di Sparta, protagonista della battaglia delle Termopili alla testa di trecento guerrieri, nonostante il divieto degli Efori di affrontare l’esercito persiano, non ritenendo il proprio e quello delle altre poleis ancora pronti allo scontro.

Gli Efori, la magistratura voluta da Licurgo per dirimere eventuali contrasti tra i due sovrani svolgendo un’eminente funzione politica e spesso luogo di intrighi e connivenze di ogni genere, anche con i nemici della città.

L’Oracolo di Delphi,  autore della celebre quanto ambigua  profezia che avrebbe convinto Leonida ad immolare se stesso e trecento spartani  per ritardare l’invasione persiana, dando tempo alle città greche di organizzare la difesa : “O voi, o abitatori di Sparta dalle larghe piazze: o la vostra grande gloriosissima città viene distrutta sotto i colpi dei discendenti di Perseo, oppure questo non avverrà; ma il paese di Sparta piangerà la morte d’un re della stirpe di Eracle.”

Efialte, il traditore che rivelando ai persiani un sentiero noto a lui solo, consentì l’accerchiamento degli spartani e il loro annientamento.

I luoghi

Come mostra la mappa,  il passo delle Termopili rappresentava il luogo strategico dove costringere i persiani che giungevano dal mare a incanalarsi, riducendo così il vantaggio numerico delle truppe d’invasione stimante in oltre centomila guerrieri provenienti dai diversi regni orientali assoggettati nei secoli dalla dinastia Achemenide (Ciro il Grande, Dario I, Serse I, fino a Dario III)  che sarebbe stata poi definitivamente estinta da Alessandro Magno nel 330 a. C. ponendo fine alla minaccia che il grande impero orientale aveva costituito per l’ Occidente di allora. 
Fu il primo grande scontro tra civiltà della Storia: da un lato, il dispotismo orientale e, dall’altro, il lento cammino verso la limitazione del potere attraverso le prime, arcaiche, istituzioni di partecipazione democratica. Sul piano culturale, maghi, sciamani e mistici da una parte, filosofi e legislatori dall’altra: le nostre radici europee.

Senza avventurarsi in arditi confronti, oltre duemilacinquecento anni dopo la situazione si presenta abbastanza simile. Attraverso la mediazione delle rivoluzioni russe e cinesi del ‘900 presto trasformatesi in nuove forme di totalitarismo, l’Oriente del mondo è in eterna competizione con l’Occidente liberale e atlantico. 
Dove l’Illuminismo e la Ragione si sono affermati, contrastando attraverso la Riforma protestante anche il potere temporale della Chiesa Cattolica, l’evoluzione sociale, pur tra mille intoppi e contraddizioni, ha percorso la propria strada pervenendo a risultati di grande rilievo anche in tema di rispetto dei diritti umani e civili, di ripudio della guerra cui contrapporre la diplomazia e l’arte della mediazione, di cooperazione economica e sociale che in più di un’occasione hanno fatto barriera di contenimento a crisi economiche, sociali e sanitarie.
Gli accordi europei inizialmente solo economici e il Next Generation EU ne fanno oggi l’esempio di civiltà più avanzato ed alto sul Pianeta.
Dove, invece, hanno prevalso le logiche autoritarie ed imperialistiche in senso stretto, non è mai sorta una borghesia operosa, nessuno spazio è stato concesso al dissenso, la stessa dimensione spirituale è stata funzionale al Potere. Le società sono state prevalentemente dominate da Boiardi zaristi  o dai Mandarini prima, dai dirigenti di partito dopo, dagli oligarchi economici oggi. Vale per la Russia, vale per la Cina, non a caso oggi impegnate, con ruoli e toni diversi a proteggersi reciprocamene le spalle.
Tutto ciò che si interpone tra Oriente ed Occidente è oggi a rischio continuo di far la fine di una noce tra due ganasce. E’ il caso di tante realtà ad est, come nel caso di Taiwan e di altre realtà territoriali meno note, e ad ovest nei territori un tempo tenuti insieme dall’Unione Sovietica ed oggi divisi al proprio interno tra il fiero orgogli di essere stati parte di una potenza nucleare e quello di compiere il salto definitivo verso la democrazia liberale.
Da ciò, il fenomeno delle democrazie “illiberali” quali Polonia e Ungheria nell’ Unione  Europa, Federazione Russa,  Bielorussia e Ucraina fuori da essa e la Cina o l’Iran  in medio ed estremo oriente. 
Il termine di “democrazia illiberale” venne usato da Fareed Zakaria nel 1997 su Foreign Affairs; alcune sue caratteristiche erano già state individuate, nell’ambito della critica alla definizione meramente formale della democrazia

Il governo democratico illiberale ritiene di avere un mandato superiore per agire in qualunque linea e oltre le stesse elezioni popolari. L’assenza di alcune libertà come quella di parola o di assemblea rendono difficile qualsiasi tipo di opposizione. I governanti solitamente accentrano il loro potere sul governo centrale e il governo locale (non godendo della separazione dei poteri) si trova quasi escluso dal regime. I media  sono controllati dallo Stato e supportano per lo più l’informazione data,  la magistratura risponde al potere politico. Sono proibite le organizzazioni non di governo. Il regime può applicare anche pressione e violenza contro i critici.

Qualcosa di simile a certe affermazioni di esponenti politici italiani che hanno preteso di essere immuni da altre azioni, soprattutto giudiziarie, in quanto “eletti dal popolo” e ad esso solo chiamati a rispondere. Fortunatamente hanno sbattuto in malo modo contro l’argine della nostra Costituzione, che tuttavia essi hanno in animo di modificare se dovessero conseguire ulteriore consenso presso i cittadini. 

E’ uno degli aspetti più rischiosi della cosiddetta democrazia diretta, il peggiore dei mondi possibile perchè aperto alla demagogia e al populismo che, come la Storia dovrebbe insegnarci,  sono l’anticamera della dittatura “in nome del popolo”. Ma tale tema richiederà una trattazione a parte.

Torniamo, allora, alle possibili analogie con le Battaglia delle Termopili. Sostituendo ai protagonisti classici più sopra identificati, è facile rintracciare in Vladimir Putin il portabandiera in Europa della democrazia illiberale. La recente rielezione – contro ogni aspettativa europea –  di Victor Orban in Ungheria paese membro dell’Unione, il consolidamento del potere di Recep Tayyp Erdogan in una Turchia componente della NATO sono altrettanti esempi di quanto sia progressivo l’assedio alla “società aperta.”

In tale scenario,  il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj sembra interpretare il ruolo di Leonida alle Termopili, ponendosi come l’eroe che con il sacrificio proprio e del suo popolo rimprovera ai Paesi NATO l’eccesso di prudenza ed oppone il proprio petto all’invasione russa, con alcuni atteggiamenti che mentre ne fanno il campione della libertà, anche tra i concittadini presenti ormai da anni  in molti paesi occidentali, destano preoccupazioni in quanti giustamente non possono permettere l’estensione inevitabile del conflitto che seguirebbe alle sue richieste, con esiti globali e forse nucleari. 

Da “bravi” Efori, i politici europei cercano di giocare su due tavoli,  nell’intento di preservare, da un lato,  le proprie economie energivore dipendenti dal gas russo che, venendo meno e non ancora sostituibile da fonti alternative,  scatenerebbe enormi conflitti sociali interni e, dall’altro,  di assumere posizioni di crescente condanna della Russia, sperando in un tracollo del punitismo per il quale, anche se  non viene certo rivelato, sono all’opera forze più o meno ufficiali. Il quadro che ne viene fuori non è meno ambiguo della profezia dell’Oracolo di Delphi.

Un risultato ancora lontano vista la crescente popolarità dell’autocrate russo che ha saputo risvegliare l’orgoglio dei propri cittadini, frustrati da troppe e recenti sconfitte militari ed economiche e la cui età media molto elevata consente loro di ricordare ancora i fasti dell’ URSS e le umiliazioni successive.

Tutte le parti in conflitto sembrano ora confidare in un Efialte, disposto a tradire una delle due per assicurarne il prevalere dell’altra. Sarà un sicario pronto a uccidere Putin, sperando di tagliare la testa al serpente , dimenticando che il sistema russo è pronto a sostituirlo con qualcuno della medesima “scuola” ? Sarà un battitore libero dell’Occidente, come potrebbe essere Boris Johnson su input di Joe Biden, pronto ad offrire a Putin la testa del presidente ucraino, pur di chiudere la partita rapidamente, lasciando un paese diviso a metà come il Vietnam di un tempo o la Corea di oggi ? E se ancora – ed è inquietante il solo pensiero – il presidente ucraino giocasse due parti in tragedia, per spingere l’Occidente ad intervenire sull’onda di intollerabili massacri,  giustificando così l’immediata  reazione della Russia in tutti i Balcani? La storia esonda di casus belli molto meno complicati da concepire !

Non possiamo saperlo, resta tuttavia il fatto che, mantenendo il proprio atteggiamento intransigente e non incline ad alcuna mediazione,  il destino dell’Ucraina – che non entrerà ancora per molti anni nell’Unione Europea essendo molto distante dall’Accordo Comunitario che  fissa i paletti di tale ingresso – sembra ormai segnato.

Alla fine, l’Occidente comunque prevarrà come accadde alle poleis greche che sconfissero i persiani prima a Platea nel 480 a.C ed a Salamina  l’anno successivo,  nonostante in entrambi i casi le forze di Serse per terra e per mare fossero infinitamente maggiori.

La Storia dimostra che, nonostante le fasi alterne dei singoli conflitti, la battaglia della tirannide contro la libertà è sempre stata vinta da quest’ultima perchè condotta da uomini liberi contro mercenari o soldati costretti a combattere da poteri che non amano.

Con un costo altissimo in termini di vite umane,  Serse prevalse sui Trecento alle Termopili e dilaniò il corpo di Leonida ma fu solo ciò che due secoli dopo sarebbe stata chiamata una “vittoria di Pirro”. Fu l’inizio della parabola discendente della potenza persiana che sarebbe culminata a Gaugamela nel 331 a. C. con la fuga ignominiosa di Dario III, poi ucciso dalla sua stessa guardia imperiale.

Ci piace pensare che davanti al cadavere del più potente autocrate della Terra umiliato nella polvere e dal tradimento,   Alessandro Magno  abbia voluto ricordare le ultime parole rivolte da Leonida a Serse che gli chiedeva di inginocchiarsi davanti al suo potere: “Il mondo saprà che degli uomini liberi si sono opposti a un tiranno, che pochi si sono opposti a molti, e prima che questa battaglia sia finita, che persino un dio-re può sanguinare.